Acquisto di magazzini aziendali e cartolarizzazione per poterlo finanziare, facendo ricorso a veicoli specifici, a banche tradizionali ma anche alla blockchain. E’ il business innovativo dell’inventory monetization, che si concretizza per l’azienda nella vendita delle scorte anticipando di fatto il fatturato futuro e generando flussi di cassa senza debito: “Non è un finanziamento, per l’azienda non c’è nessun carico di indebitamento, ma al contrario un aumento di equity grazie all’incasso della vendita del magazzino, il cui rischio finisce in capo a società, segregate dal bilancio di Supply@Me“, spiega Alessandro Zamboni, ceo e founder di Supply@Me, start up fintech che ha chiuso la sua prima operazione di questo genere, che integra anche il mondo dei digital asset.

L’azienda coinvolta è una media impresa italiana, con un fatturato attorno ai 50 milioni di euro, che ha ceduto una parte del suo magazzino per un valore pari a 1,6 milioni di euro. E’ attiva nella progettazione e realizzazione di veicoli industriali e speciali, sistemi elettronici, cablaggi elettrici e componentistica per vari settori, con attività in Africa e Stati Uniti, oltre all’Italia. L’operazione,  dalla struttura piuttosto complessa, fa perno sul coinvolgimento di una società di trading (“stock company”) appartenente al Fondo alternativo di investimento promosso da Supply@Me che va a caricare il magazzino sulla piattaforma per poi tokenizzarlo attraverso il conio di un Nft, un non fungible token sottoscritto da VeChain Fondation, la quale lo gestisce sulla propria blockchain proprietaria. La stessa VeChain sta sbarcando in Italia con la sua piattaforma puntando ai temi della tracciabilità e della supply chain.

Per Supply@Me il debutto sul mercato rappresenta una svolta cruciale dal punto di vista strategico per far conoscere questa opportunità per le aziende di trasformare il magazzino in liquidità e per gli investitori di poter puntare sull’economia reale. “Abbiamo trattative con diverse società italiane per altri 100-120 milioni di euro di magazzino – prosegue Zamboni -, ma anche per il coinvolgimento di una banca italiana di sistema e di due asset manager internazionali che hanno in corso una due diligence sul nostro modello per strutturare una o più operazioni di cartolarizzazione. Allo stesso tempo Cerved sta studiando l’elaborazione di un rating per le società di trading, che poi altro non sono che newco che fanno trading sugli inventory”.

Supply@Me è stata fondata in Italia ma poi “è stata creata una holding quotata al London Stock Exchange per dare visibilità internazionale al business e agevolare l’accesso alla liquidità”. La remunerazione rimane elevata anche in tempi di inflazione galoppante, dal momento che si esprime mediante la rivalutazione di magazzini il cui valore si adegua alla corsa dei prezzi.

Pierangelo Soldavini

da Il Sole 24 Ore